Tema sull'utilità della politica

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    Tema sull'utilità della politica

    La politica è la scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica (definizione del Vocabolario Treccani). L'etimologia richiama il greco polis, città-stato.
    Mai come oggi il gradimento della politica è stato così basso in Italia tra i cittadini elettori. Gli scandali, la corruzione, le malversazioni, l'incapacità di risolvere i problemi hanno determinato tra la gente un clima di rabbia e di sfiducia.

    Considerata la panacea di ogni problema, la dimensione preponderante dell'esistenza umana, come una tronfia propaganda ci aveva abituato a pensare nei decenni passati, oggi forse nutriamo troppe aspettative circa l'efficacia della politica.

    Contrariamente a quanto molti ancora credono, la politica, per esempio, non produce direttamente ricchezza. La ricchezza è generata dal lavoro di tutti coloro che producono beni, dall'agricoltura, dall'industria, dal mondo delle imprese in genere. Dietro alle imprese, per consentire loro di produrre e competere al meglio, serve un sistema-paese che sia all'altezza del mondo complesso e globale in cui viviamo.

    La politica non crea, dunque, direttamente ricchezza, ma è impegnata nella distribuzione della ricchezza prodotta. Uno degli errori fatali compiuti dalla politica in questi anni è stato proprio una distribuzione talmente generosa della ricchezza, da avere superato quella realmente prodotta. In questo modo, negli ultimi decenni, la politica italiana ha creato un debito pubblico esorbitante, responsabile in parte della grave crisi economica in cui ci dibattiamo.

    Tutti noi viviamo in un ecosistema naturale fatto di alberi, fiumi, laghi oceani, ecc.. Ma viviamo anche in un ecosistema artificiale composto da, - ci ricorda il giornalista Piero Angela, nel suo bel libro A cosa serve la politica? -, "macchine, scuole, laboratori, fabbriche, banche, sale da concerto, università, immigrati, energia ecc.". Tale sistema artificiale, ricco di tecnologia, funziona grazie a quello che possiamo immaginare come un software particolarmente delicato e complicato costituito, sempre secondo le parole del divulgatore televisivo, da "cultura, informazione, ricerca, merito, imprenditorialità, management, innovazione, professionalità, competitività, valori ecc".

    Compito della politica è dunque quello di creare, attraverso scelte appropriate, le migliori condizioni affinché questo ecosistema artificiale si sviluppi armoniosamente, la ricchezza venga prodotta, le imprese riescano a lavorare e competere con efficienza, il sistema-paese le aiuti dimostrandosi adeguato e all'altezza dei tempi.

    Purtroppo in questo la politica italiana ha fallito. In Italia, soprattutto per scelte politiche sbagliate, la cultura scientifica, la più capace di produrre innovazioni tecnologiche, viene trascurata; la scuola italiana (e più in generale tutta la società) adotta strategie educative e selettive antimeritocratiche e sta scivolando nelle classifiche internazionali; si fanno pochi investimenti su ricerca e sviluppo; mancano i centri di eccellenza; la selezione, anche in campo scientifico, viene fatta premiando più l'appartenenza politica che la competenza professionale; in generale, nel paese, c'è ancora un analfabetismo diffuso preoccupante, ma soprattutto un'incapacità generale di capire il mondo in cui viviamo; nella società, incapace di farsi comunità, vige un individualismo anarchico e amorale, un crollo di valori positivi e una carenza di senso civico che si esprime in favoritismi, corruzioni, raccomandazioni, astuzie, espedienti, difesa di privilegi di ogni tipo.

    Un clima di lassismo generale, favorito talvolta da una giungla di norme contraddittorie, impedisce che le regole vengano rispettate; alcuni media, in mano alla politica, come la televisione, non vengono usati in tutta le loro potenzialità educative, di informazione, di diffusione di conoscenze scientifiche e culturali e di modelli comportamentali degni di una società moderna.

    In Italia troppe persone campano solo di politica. Un'indagine recente stima in un milione e trecentomila il numero di individui che traggono direttamente dalla politica la loro fonte di sostentamento. Sono anche di più se si considerano i loro familiari. Uno spiegamento di forze dal costo davvero ingente, che non ha eguali nei paesi sviluppati, un peso ormai insostenibile, inaccettabile se se lo si rapporta poi ai risultati ottenuti.

    I politici occupano troppo spazio, sono infiltrati in ogni ganglio vitale della società, anche nei settori produttivi, dove la loro presenza non solo è ingiustificata, ma controproducente. Presenziano in massa ai talk-show, specchio di una vita politica dove la chiacchiera, i litigi, la propaganda, l'immagine, la bassa retorica, i giochi di potere, il cosiddetto "teatrino della politica" fanno premio sulla discussione competente dei problemi e sull'analisi dei risultati raggiunti.

    Quello di cui abbiamo bisogno, invece, è un cambiamento che selezioni e porti ai vertici della politica dei leader capaci. Leader in grado di promuovere crescita, sviluppo e benessere e di guidare la società a un rinnovamento di valori, energie e conoscenze adeguate a sostenere la competizione globale e a raggiungere l'eccellenza nel mondo sempre più agguerrito che ci circonda.

    Riferimenti bibliografici:
    Angela, P. A cosa serve la politica?, Milano, Mondadori, 2011

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0 replies since 28/11/2013, 15:11   26 views
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