Tema sull'elogio del dubbio

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    Nonostante il filosofo Friedrich Nietzsche avesse vaticinato, nell'Ottocento, la morte di Dio, l'età contemporanea è contrassegnata, anziché dall'attesa diffusione dell'ateismo, dal risveglio delle religioni, a partire dall'Islam, in ogni angolo del pianeta.

    Il mondo contemporaneo è quindi politeista, o meglio, pluralista: spesso, all'interno di uno stesso territorio, gruppi di persone di etnie, culture e credi religiosi diversi si trovano a dover coesistere, interagire e integrarsi.

    La pluralità, d'altronde, è una delle caratteristiche peculiari della modernità. Hanno favorito la pluralizzazione del mondo moderno la diffusione dell'istruzione di massa e il grande sviluppo dei mezzi di comunicazione (stampa, radio, televisione, telefonia ecc). Non ultima, per importanza, la rivoluzione informatica, che ha portato computer e connessione a internet praticamente in ogni abitazione.

    L'interazione tra persone, diverse per radici etniche, culturali e religiose, ha dato luogo a quella che i sociologi chiamano "contaminazione cognitiva": le persone si avvicinano, si influenzano l'un l'altra e finiscono col modificare lentamente le proprie convinzioni.

    Un'altra caratteristica del mondo moderno e contemporaneo è la "scelta". Mentre la vita delle persone in epoche storiche antecedenti era caratterizzata dal seguire un destino già scritto da tradizioni e consuetudini, oggi l'individuo si trova davanti, costantemente, nella propria esistenza, a una miriade di scelte. Un modello emblematico della società moderna è il centro commerciale, dove il consumatore è chiamato quotidianamente a scegliere tra una grande quantità di beni e prodotti da acquistare.

    Purtroppo non sempre le persone sono chiamate a scelte superficiali, come quelle legate all'acquisto di beni di consumo. Spesso si tratta di operare scelte esistenziali profonde, riguardanti sfere importanti e delicate della propria esistenza: il lavoro, la carriera, le relazioni personali, i valori morali cui uniformare la propria condotta, persino la propria identità.

    "Condannato alla libertà", come lo definiva il filosofo e scrittore francese Jean Paul Sartre, l'uomo moderno vive l'insicurezza, l'ansia, lo stress. Soltanto l'esistenza delle istituzioni (famiglia, scuola, università, azienda, sindacato, ecc.), che si occupano in determinate circostanze e ambiti di scegliere al suo posto, lenisce in parte l'angoscia dell'uomo contemporaneao obbligato a dover scegliere.
    Come rimedio estremo all'ansia l'uomo moderno può ricorrere alla "fuga dalla libertà", così ben descritta dallo psicoanalista e studioso tedesco Erich Fromm in un suo celebre libro. L'uomo si sottomette a dogmi, ad autoritarismi e totalitarismi di ogni tipo, pur di sfuggire all'ansia derivante dalla libertà della scelta.

    Accanto al pluralismo e collegato ad esso, la modernità ha valorizzato un'altra virtù: la tolleranza, per cui minoranze e stili di vita diversi vengono tranquillamente accettati. In quasi tutto l'Occidente la tolleranza è ritenuta ormai un valore irrinunciabile e chi è diverso da noi non è più considerato un individuo irrazionale, un malato o addirittura un malvagio.

    L'uomo della metropoli moderna libero, tollerante, cosmopolita, privo di pregiudizi e superstizioni, vivendo a contatto con molteplici visioni del mondo realativizza le proprie convinzioni. Ecco, dunque, la relativizzazione, altro marchio della modernità.
    Tuttavia la relativizzazione di convinzioni e opinioni, se in un primo tempo viene avvertita come liberante, si trasforma gradualmente in un grosso peso. Schiacciato dalla propria libertà di scelta, l'uomo di oggi non sfugge all'angoscia e guarda con nostalgia agli assoluti del passato e della tradizione.

    Di fronte, allora, alle sfide della modernità e ai nuovi problemi da essa indotti, le risposte più frequenti dell'uomo contemporaneo sono essenzialmente due: il relativismo (diverso dalla relativizzazione) e il fondamentalismo.

    Il relativismo si è sviluppato a partire dal pensiero filosofico dei cosiddetti "maestri del sospetto": Marx, Nietzsche e Freud. Il relativismo si è evoluto e affinato, poi, attraverso il pensiero di Foucault e Derrida sino ad arrivare alla cosiddetta ideologia postmodernista di oggi. All'ingrosso, facendo violenza alla specificità e complessità delle diverse posizioni, per il relativista non esiste verità oggettiva. Per lui ogni convinzione ha lo stesso diritto di cittadinanza di un 'altra, anche nel campo dei valori etici. Una posizione di questo tipo sfocia facilmente nel nichilismo e nel cinismo.

    Viceversa, il fondamentalista reagisce all'insicurezza del presente con un aggressivo e fanatico richiamo ad una tradizione del passato idealizzata e che non tornerà più.

    Relativisti e fondamentalisti non sono così diversi come sembrano, ma sono le facce diverse di una stessa medaglia.
    Scrivono nell'Elogio del dubbio, i sociologi Berger e Zijderveld:

    In ogni relativista c'è un fanatico che aspetta di giungere alla certezza assoluta, e in ogni fanatico c'è un relativista che attende di esesre liberato da tutti gli assoluti."
    Come uscire allora dalla sempre più pervasiva oppressione totalizzante degli "-ismi"? Coltivando il dubbio. Praticato nell'antica Grecia da Socrate tramite la maieutica, considerato da Cartesio il metodo per giungere alla verità e da Bacone lo strumento per distruggere gli idola della tradiziopne, tramite Popper e il suo falsificazionismo il dubbio è alla base dello sviluppo della scienza moderna. Praticare il dubbio significa aprirsi alla tolleranza, alla democrazia e all'accettazione dell'altro e del diverso. Il dubbio rinvia il giudizio e permette di criticare consuetudini e pregiudizi. Il dubbio favorisce la reciprocità e l'empatia, ovvero la comprensione dell'altro (mentre fanatici e carnefici negano quasi sempre la "natura umana" dei loro oppositori e delle loro vittime).
    Tuttavia la scomoda pratica del dubbio comporta rischi e pericoli. Può degenerare nell'inazione, nella paralisi, sfociare nel relativismo e nel cinismo, togliere la speranza e condurre alla disperazione.

    Per prosperare, il dubbio salutare abbisogna di istituzioni democratiche, che rendano possibile la libertà di pensiero e di opposizione. Intermedio fra relativismo e fondamentalismo, l'esitante e benefico dubbio per affermarsi deve poter appoggiarsi su molte qualità umane, tra cui l'umorismo e la moderazione nei comportamenti.

    Anzi proprio una forma di moderatismo politico, in antitesi al radicalismo, deve essere il vessillo di una società che adotta il dubbio come fondamento dell'azione politica. Una società rispettosa dei diritti umani, democratica, favorevole al libero mercato e allo sviluppo della cosiddetta società civile. Una società equilibrata, dedita a una weberiana 'etica della responsabilità", impegnata a valutare le probabili conseguenze delle proprie azioni, piuttosto che orientata ad una rigida etica di principi.

    Sul rispetto di alcuni valori etici fondamentali, tuttavia, nemmeno il dubbio può contrattare, né transigere, come per esempio nel caso della tortura, della pena di morte, del delitto d'onore. L'elogio del dubbio e di una politica di moderazione non possono, quindi, mai assolutamente derogare dall'appassionata difesa dei valori, dei diritti e della dignità che si accompagnano alla condizione umana.

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    Edited by Red! - 7/12/2013, 00:55
     
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0 replies since 28/11/2013, 14:54   37 views
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