Hinc porro amne superato ad interiora

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    Hinc porro amne superato ad interiora Indiae processit. Silvae erant prope in inmensum spatium diffusae procerisque et in eximiam altitudinem editis arboribus umbrosae. Plerique rami instar ingentium stipitum flexi in humum rursus qua se curvaverant erigebantur adeo ut species esset non rami resurgentis sed arboris ex sua radice generatae. Caeli temperies salubris quippe et vim solis umbrae levant et aquae large manant e fontibus. Ceterum hic quoque serpentium magna vis erat squamis fulgorem auri reddentibus; virus haud ullum magis noxium est: quippe morsum praesens mors sequebatur donec ab incolis remedium oblatum est. Hinc per deserta ventum est ad flumen Hiarotim. Iunctum erat flumini nemus opacum arboribus alibi invisitatis agrestiumque pavonum multitudine frequens. Castris inde motis oppidum haud procul positum corona capit obsidibusque acceptis stipendium inponit. Ad magnam deinde ut in ea regione urbem pervenit non muro solum sed etiam palude munitam. Ceterum Barbari vehiculis inter se iunctis dimicaturi occurrerunt; tela aliis hastae aliis secures erant transiliebantque in vehicula strenuo saltu cum succurrere laborantibus suis vellent. Ac primo insolitum genus pugnae Macedonas terruit cum eminus vulnerarentur. Deinde spreto tam incondito auxilio ab utroque latere vehiculis circumfusi repugnantes fodere coeperunt.

    Traduzione Italiana

    Poi, varcato da qui il fiume, si diresse verso le zone più interne dell’India. Distese in spazi quasi sconfinati, vi erano foreste ombrose di fitti alberi che si elevavano a superbe altezze. La maggior parte dei rami, dall’aspetto di grossi tronchi, piegati fino a terra, si ergevano di nuovo dal punto in cui si erano incurvati, tanto da avere l’aspetto non di un ramo che si risollevava, ma di un albero generato dalla propria radice. Il clima era salubre, giacché le ombre mitigano anche l’ardore del sole e acque scorrono generosamente dalle fonti. Ma anche qui vi era grande abbondanza di serpenti, con le squame che mandavano riflessi dorati; nessun altro veleno è più letale: infatti una morte immediata seguiva il morso, finché dagli abitanti non fu fornito l’antidoto. Da qui attraverso luoghi deserti si giunse al fiume Iaroti. Accanto al fiume vi era un bosco ombreggiato di alberi mai visti altrove e popolato da una moltitudine di pavoni selvatici. Quindi, levato l’accampamento, prese con un assedio una cittadella situata non lontano, e dopo aver accettato degli ostaggi, impose il pagamento di un tributo. Quindi giunse in una città, grande per quanto lo poteva essere in quella regione, circondata non solo da un muro, ma anche da una palude. Ma i Barbari accorsero per battersi su carri uniti tra loro; alcuni come armi da lancio avevano aste, altri scuri, e balzavano tra i carri con salti prodigiosi quando volevano soccorrere i compagni in difficoltà. E all’inizio questo insolito genere di battaglia sconcertò i Macedoni, poiché venivano colpiti da lontano. Ma poi, trascurando tale rozza risorsa, accerchiando i carri da entrambi i lati, cominciarono a colpire quelli che opponevano resistenza.



    Tags: Curzio Rufo, versione, latino, traduzione, appunti, vita

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